Come alcuni di voi sapranno è un po’ che non mi faccio
sentire e che ho smesso scrivere. Insomma per citare Italo Svevo
“Gettai la
penna alle ortiche”.
Tuttavia il capitolo 812, il penultimo uscito, ha suscitato
in me alcune riflessioni che tenevo a condividere, ragion per cui ho deciso di
partotire un nuovo articolo. Avendo sospeso le attività in pagina ho trovato
giusto non pubblicarlo lì, bensì inviarla agli amici del GG OPN, che ringrazio. Prima di iniziare vorrei solo precisare che mi rendo perfettamente
conto di andare ad affrontare un tema delicato, un tema mai affrontato prima in
questi termini e che con ogni probabilità incontrerò lo sfavore della (quasi)
totalità di voi, ma lo scopo che inseguo è quello di comunicare idee e spingere
a riflettervi sopra, poi le conclusioni potranno ben essere (e sono certo che
lo saranno) diametralmente opposte, poco importa. Detto questo inzierei, sennò
mi dicono che scrivo roba troppo lunga.
Oggi si parla di Supernove, tentando un approccio al
contempo interno ed esterno all’ opera, capirete presto in che senso. Come ho
già avuto modo di dire, il capitolo 812 ha fatto scattare la famosa molla e ha
suscitato in me molteplici e notevoli interrogativi. Chi ha già avuto modo di
confrontarsi con il sottoscritto sa già come la penso: il capitolo sopracitato
ha visto l’ umiliazione, sotto tutti i punti di vista, di personaggi di grande
rilievo, al fine di esaltare il solo Capone Gang Bege.
Di qui, attraverso un processo induttivo, mi sono posto una
domanda molto più generale, la cui risposta mi pare essere generalmente data
per scontata:
L’introduzione delle Supernove è stato un bene o un male
per l’ opera?