sabato 22 luglio 2017

Speciale 20 anni | ONE PIECE: L'epopea infinita che fa sognare

Il 19 luglio del lontano 1997 approda su Weekly Shonen Jump il primo capitolo di ONE PIECE, anzi, la terza versione del nostro manga piratesco. Oda, infatti, ha disegnato due prototipi di ONE PIECE chiamati Romance Dawn, entrambi one-shot pubblicati su Shonen Jump.

Il primo Romance Dawn si trova nel databook
ONE PIECE Red, mentre il secondo in Wanted.

La prima versione di Romance Dawn venne pubblicata il 4 agosto del 1996. Il capitolo racconta l’inizio dell’avventura di Rufy per mare e l’incontro con il pirata Gally “Luna crescente”. Shanks compare già in questa storia, insieme a dei verosimiglianti Lucky Roo e Yasopp. Nel 2008 è stato prodotto un adattamento animato di quest’avventura.

La seconda versione fu pubblicata il 23 settembre dello stesso anno. La storia comincia sempre con Luffy per mare che si imbatte nella ciurma di uno spietato pirata. Fra i vari personaggi appaiono Anne (un prototipo di Nami), Spiel (Shupeal) l’esagono -“clown pirata” che, al pari di Buggy per il suo naso rosso, viene deriso da Luffy per la sua testa a esagono- e una versione piratesca di Garp (che in questa storia si sostituisce a Shanks). 

Infine, il 19 luglio del 1997 viene pubblicato il primo capitolo ufficiale della serie, anch’esso designato come Romance Dawn: L’alba di una grande avventura. Qualche mese più tardi (il 24 dicembre) uscirà in edicola il primo volume e il 20 ottobre del 1999 andrà in onda il primo episodio dell’anime. Ha inizio l’era di ONE PIECE!








I fumetti stanno prendendo sempre più piede nella cultura di massa, che sono uno strumento mediatico non da poco, ma sono comunque qualcosa che l’autore si aspetta che leggiate per svago, per divertirvi o quantomeno intrattenervi. 


A tal proposito, l’enorme impatto mediatico di ONE PIECE ha fatto crescere le aspettative a livelli incredibili, tanto da renderlo vittima di etichette come “manga mediocre” o “sopravvalutato”. La verità è che in realtà ci troviamo davanti ad una delle opere più incredibili degli ultimi anni. Ma vediamo di motivare quanto scritto. Innanzitutto, per analizzare seriamente un fumetto bisogna tener conto di qualche fattore. In primis, il target di persone a cui è indirizzato. Non meno importante è il contesto geografico in cui viene pubblicato. I ritmi di lavoro di un manga giapponese sono lontani anni luce rispetto a quelli di un fumetto occidentale. 

Il target di persone a cui è rivolto ONE PIECE.


ONE PIECE è riconosciuto come un’opera per ragazzi in età adolescenziale, essendo edita su Shonen Jump. La sua atmosfera generale è semplice e allegra, una scelta molto comune per manga del suo stesso genere, come Naruto e via dicendo. Ma attenzione, questo non vuol dire che ci siano solo momenti poco seri. Le gag però svolgono un ruolo fondamentale nel creare l’ambiente, e sembrano quasi un ossimoro con i background tristi dei personaggi o addirittura i personaggi stessi. Ciò a volte è stato contestato pesantemente dal fantomatico popolo del web, ma in realtà è una cosa che è sempre esistita e sempre esisterà in ONE PIECE. Parola di Oda, che affermò come il potere di Luffy sia perfetto in quanto riesce a dare un tono ridicolo o divertente anche durante i combattimenti più seri. 

Perché, sempre stando alle parole di Oda, ONE PIECE vuole far divertire, in modo spesso innocente e semplice, con gag alla portata dei ragazzi a cui è indirizzato. Ho sentito spesso dire che se ridevo alle gag di questo fumetto ero ritardato, ma semplicemente le trovo divertenti perché leggo questo fumetto con gli stessi occhi del me stesso che rimaneva incollato su Italia 1 ad aspettare che Luffy spaccasse le chiappe a Lucci. Insomma, non bisogna leggere un fumetto per ragazzi come se fosse un fumetto per adulti. È come se leggessi Watchmen (per citarne uno famoso) credendolo per bambini piccoli e lamentandomi del fatto che un bambino si annoierebbe leggendolo.

Nonostante questi piccoli cliché che lo rendono molto fruibile anche dai più piccoli (non troverei strano un bambino piccolo che lo vede, per intenderci), Oda è riuscito ad inserirci anche qualche elemento più maturo. Semplicemente perché un fumetto dovrebbe nascere con l’intento di comunicare qualcosa, e non di vendere. I fumetti nascono per comunicare qualcosa. Il lavoro di un’artista che si rispetti è quello di comunicare. Come già detto, i fumetti sono media potentissimi, e il media serve a comunicare. Su questo ci torno dopo, perché è il vero punto forte di ONE PIECE, è ciò che lo eleva a vero e proprio capolavoro. Abbiate un altro po’ di pazienza.

Il contesto geografico


Curiosità: in passato abbiamo parlato dell'influenza
dell'editor su Oda. Clicca qui se vuoi saperne di più!
ONE PIECE come tutti sappiamo è giapponese, quindi subisce tutte le influenze che subiscono gli altri Shonen. In particolare mi riferisco al fatto che, se un manga di Shonen Jump diventa popolare, continuerà per molto più tempo di quanto dovrebbe durare. E purtroppo abbiamo assistito al crollo di molti manga che ci hanno accompagnato nel tempo, per citarne due famosi Dragon Ball e Naruto. Fortunatamente però la storia di ONE PIECE è costruita in modo tale da essere potenzialmente infinita. 


Oda ha sfruttato a lungo la cosiddetta ciclicità per rimanere sempre a livelli medio-alti. Un’altra cosa che penalizza tantissimo i manga di Shonen Jump è la cadenza settimanale: questo significa capitoli disegnati non al meglio delle potenzialità dell’autore e che possono generare spesso un effetto “non è successo nulla”. A conti fatti, però, quello che conta per l’opera in sé è il volume. E difatti oltre a ONE PIECE ci sono molti altri fumetti di Jump che letti a volumi sono migliori (mi viene da fare l’esempio di Hunter x Hunter in quanto anche solo il disegno in sé subisce una trasformazione radicale). 

Sempre per questo motivo, creare una storia che rimane coerente nel tempo è assai dura. O fai come Araki che fa delle sagone auto-conclusive ma appartenenti allo stesso fumetto, o fai un manga breve (sperando non diventi popolare), o fai pause secolari per organizzare tutto, o ti attacchi al tram.  Insomma, i ritmi di lavoro di Shonen Jump rendono un manga qualitativamente inferiore rispetto a ciò che dovrebbe essere. Vorrei fare una nota di merito a Hiro Mashima che ne sforna addirittura due alla volta, ma non lo faccio perché ha creato una cellula tumorale coi maghi amici e il fuoco bello.

ONE PIECE, quindi, è mediocre?


No, ragazzi miei. ONE PIECE è uno dei pochi manga che, fino ad ora, è uscito indenne da tutti i pericoli che l’editoria giapponese comporta. Ma non è solo per questo che è un capolavoro degno di essere chiamato tale, è anche per quello che dicevo prima. Un fumetto serve a comunicare qualcosa. ONE PIECE comunica, e lo fa in un modo assolutamente meraviglioso. Chiunque abbia letto questo fumetto in età di crescita e di formazione personale (cioè quando dovrebbe essere letto) ha probabilmente tratto ispirazione da ONE PIECE almeno qualche volta. Questo fumetto riesce a dare una carica emotiva così potente che porta a farti riflettere, commuovere, provare qualcosa di intenso. E tutto questo viene dal forte desiderio dell’autore di dire qualcosa, di aiutare qualcuno.



A tal proposito prenderei in esempio un pezzo dell’intervista di Oda riassunta dai ragazzi del Devil’s Fruit Site.

Oda ritiene che un manga è fondamentalmente inutile se non riesce ad essere di aiuto per le persone che soffrono a causa di grandi disastri. Oda incoraggia spesso le vittime dei terremoti tramite i suoi disegni, tuttavia sente che potrebbe essere un gesto insignificante per delle vittime affamate. I manga non producono cibo, case o vestiti.



Oltre l'incoraggiamento verso le vittime di disastri ambientali, c'è anche quello verso le vittime del potere. Oda coglie sempre l’occasione di dirci di lottare contro le ingiustizie, di lottare contro chi vuole guerra ed odio per tornaconto personale e che anche una goccia in mezzo all’oceano conta. Perchè se un pirata sconosciuto con un cappello di paglia, a cui dicevano sempre “Chi sei tu?” è riuscito a diventare “un gigante alto otto metri”, chiunque può farcela con lo stesso spirito. E la consacrazione di questo concetto l’abbiamo avuta a Punk Hazard quando, dopo che Caesar dice a Luffy “tu non sai da chi sono protetto”, quest’ultimo gli molla un cartone dicendogli che tipi come lui li ha affrontati milioni di volte. E, parere personale, di questi messaggi in particolare la società odierna ne ha parecchio bisogno.


L'evoluzione nel tempo


ONE PIECE in vent’anni di pubblicazione non ha potuto che subire cambiamenti su cambiamenti, pur rimanendo sempre lo stesso.

All’inizio era molto semplice, lineare, con dei flashback non troppo lunghi o complessi: partendo da quelli di Zoro e Usopp, molto alla mano, ha osato qualcosa di più per quelli di Sanji, Nami, Chopper e via dicendo, arrivando quindi a gestirne di più complessi e intrecciati fortemente con gli eventi del mondo di ONE PIECE, e quindi non più solo con le singole avventure della ciurma. Ne sono un esempio quello di Franky, dove si parla di Pluton, quello di Robin e Ohara, che ci mette a conoscenza dei più grandi misteri del manga. Anche la struttura delle saghe è cresciuta pian piano: dalle più semplici del mare orientale si è passati alle più complesse, come quelle di Skypiea o le tanto amate Water Seven ed Enies Lobby. Tuttavia, pur incrementando sempre di più la quantità di informazioni presente in ognuna di esse, fino al timeskip rimangono sempre sullo stesso format, senza scatenare nessun rapporto di causa/effetto tra di loro (eccetto quelle strettamente collegate come Water Seven - Enies Lobby oppure Sabaody - Impel Down - Marineford).

Nel Nuovo Mondo, pur mantenendo la stessa ciclicità (come detto prima, vero punto forte dell’opera in quanto permette di rimanere coerente con sé stessa), ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo: il rapporto causa/effetto tra le varie saghe. Quello che succede in una saga ha ripercussioni su tutti gli eventi legati al mondo creato da Eiichiro Oda. Lo dice lo stesso Law, quando rompe i famosi "ingranaggi" che tengono su la baracca. Viene messa sempre più carne al fuoco, in attesa che tutto converga verso la fantomatica fine. 

Anche dal punto di vista dello stile in sé, si possono notare dei miglioramenti. Oda ha sperimentato a lungo durante le avventure di Luffy e compagnia, arrivando in definitiva allo stile di disegno che conosciamo oggi. È passato dai piedi enormi di Arlong Park alle fronti da macrocefalo di Alabasta, facendo anche dei colli moooolto lunghi intorno a Water Seven, è passato da visi più squadrati a forme più tondeggianti.

Qui sotto potete trovare una serie di Luffy pre e post timeskip. Oltre a confrontare pre e post, è possibile notare anche le differenze tra saga e saga.

pre.png
post.png

Non siamo solo noi a essere cresciuti con ONE PIECE, ma è anche ONE PIECE che è cresciuto con noi. Le tematiche affrontate sono diventate sempre più mature, di anno in anno. Pensiamo al flashback di Fishman Island dove Oda riesce a toccare con delicatezza il tema del razzismo, o a quello dell'ultima saga che introduce (non come gag) il cannibalismo. O anche alla morte dei personaggi che nell'ultimo periodo sta diventando più frequente; al di là della storiella sulla nonna defunta, ciò rappresenta un grosso passo in avanti: ci comunica che ora su ONE PIECE si fa sul serio. 


ONE PIECE è un'opera che ha già influenzato la cultura mondiale. Anche qualora dovesse rimanere incompiuta, sarebbe già un capolavoro che ha fatto sognare milioni di persone. E questo significa che l'autore è riuscito nel suo intento.


Usoppo&Black

2 commenti:

  1. Ottimo focus su questi strepitosi 20 anni...
    Per me potrebbe durare anche per sempre!

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    1. Ci troveremo di fronte a un incolmabile vuoto ��

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